Lo studio ecografico dei tronchi sovraortici può essere eseguito con due finalità principali:
- Consentire una valutazione inerente la presenza di aterosclerosi in pazienti con danno d’organo già definito (soggetti con cardiopatia ischemica, arteriopatie degli arti inferiori…);
- Consentire una migliore stratificazione del rischio cardiovascolare in pazienti con fattori di rischio (ipertensione, diabete, ipercolesterolemia…).
In quest’ ultima ottica, l’ approccio tradizionale alla quantificazione del rischio cardiovascolare individuale non consente di identificare tutti i soggetti che andranno incontro ad eventi avversi perché non tutti i soggetti esposti a fattori di rischio svilupperanno necessariamente le complicanze cliniche dell’aterosclerosi.
Sebbene vi sia una correlazione tra livello di esposizione ai fattori di rischio e gravità dell’aterosclerosi, esiste una estrema variabilità individuale nello sviluppo ed estensione della malattia che dipende da diversi fattori: la suscettibilità genetica, lo stile di vita, l’interazione di fattori di rischio classici ed emergenti (obesità, sindrome metabolica e infiammazione), nonché la durata di esposizione a un dato fattore di rischio. Si tratta di elementi significativi che non vengono presi in considerazione nel calcolo del rischio cardiovascolare globale e che rendono pertanto imprecisa la quantificazione del rischio individuale.
Esiste infatti un processo biologico evolutivo dall’esposizione ai fattori causali alla manifestazione di malattia cardiovascolare conclamata, che passa attraverso una fase intermedia definita come “malattia cardiovascolare preclinica”. Essa comprende una serie di alterazioni strutturali che si instaurano a livello cardiaco, vascolare e renale che comportano un significativo incremento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori.
L’ispessimento medio-intimale, le placche aterosclerotiche carotidee sono marcatori di danno anatomico facilmente individuabili e quantificabili con metodi ultrasonografici, strettamente correlati ad un aumentato rischio di eventi avversi e pertanto ampiamente indicati nella stratificazione del rischio cardiovascolare individuale .